Leopold Mozart e le sue indicazioni di come scegliere la montatura di corde per il violino
Leopold Mozart suggerisce un metodo originale per scegliere le montature di corda per il violino: quello di appenderle a coppie con due identici pesi: I diametri saranno quelli corretti solo quando, suonate a vuoto, daranno un intervallo di quinta. Se l’intervallo è piu’ ampio, cio’ stà a significare che una delle due è troppo sottile oppure l’altra è troppo grossa e viceversa. Mozart non specifica sia dove questo esperimento deve essere compiuto (sul violino? su una sagoma??) né a quanto devono ammontare i pesi.
Per la verità esiste un precedente del 1690 che è un libro di Serafino di Colco: si potrebbe presumere (ma non dimostrare) che Mozart si stato influenzato dalla lettura di questo testo.
Quanto indicato da Serafino di Colco appare tuttavia valido solo …nella sua testa: lo scrivente ha infatti verificato nel pratico quanto da lui suggerito riscontrando che non porta affatto al risultato indicato: due corde calcolate alla stessa tensione in Kg di un’intervallo di una ottava (quindi 0,60 mm e 1,20 mm) sottoposte agli stessi Kg mediante due pesi agenti non hanno portato affatto ad intervallo di un ottava precisa come uno si aspetta ma di un intervallo maggiore.
Ecco la dimostrazione sperimentale:
Tutto cio’ accade in virtu’ del fatto che corde con diametro diverso sottoposte alla medesima trazione mediante un peso agente si allungano in modo differente: maggiormente per la piu’ sottile. Un allungamento non è altro che la manifestazione di una riduzione di diametro.
Ma per la legge delle corde di Mersenne/Tyler, se una corda diventa piu’ sottile (a parità di densità, lunghezza vibrante e tensione in Kg) la frequenza diventa piu’ acuta.
Come si diceva, due corde di diverso diametro messe in trazione mediante due pesi eguali si allungano in maniera diversa: nel disegno del Di Colco invece osserviamo che tutti e quattro i pesi allungano le quattro corde del Violino (senza manico!) della stessa entità anche se sono con diametri diversi.
Per le leggi della Fisica e da verifica sperimentale questo fatto non è possibile.
Si conclude che la dimostrazione del Di Colco ha valore nullo: risulta fisicamente, matematicamente e sperimentalmente errata.
Torniamo al Mozart: il suo metodo solo apparentemente sembra riferirsi al criterio di calcolo dell’eguale tensione; invece segue squisitamente il criterio dell’eguale feel di tensione come da noi sostenuto.
Vediamo perché
Innanzitutto si fa notare che la scelta dei diametri viene fatta con corde già sottoposte alla trazione sotto due pesi eguali: vale a dire che esse hanno già perso per strada quella percentuale di diametro che si perde a causa del peso agente rispetto invece a quando sono ancora in busta.
Questa è una situazione completamente diversa rispetto al calcolo che si fa oggi, dove i diametri ricavati agli stessi Kg per tutte le corde dello strumento riguardano soltanto quelli della corda imbustata, non riguarda in altre parole la situazione in essere che accade dopo che vengono montate e tirate a tono.
Questa operazione infatti causa una certa perdita di diametro la quale risulta massima per la prima corda, minore per la seconda e quasi nulla per la terza e la quarta (quarta non rivestita, qui si intende). Di conseguenza, una montatura calcolata in eguale tensione in Kg una volta installata produrrà una leggera scalatura inversa del valore di tensione in Kg: la prima avrà minore tensione della terza, giusto per fare un esempio.
Per la legge della fisica due corde presentano lo stesso feel di tensione quando hanno gli stessi Kg ma… ma una volta che sono state poste in trazione.
Prove sperimentali da noi eseguite hanno evidenziato che il Mi Aquila si riduce di circa il 5-6 %; il La del 2% circa; il Re dello 0.1 %. Non abbiamo fatto la prova con un do in solo budello ma certamente la riduzione risulta inferiore a quella de Re. Il risultato cambia di poco a seconda di come sono fatte le corde.
Cosa succede nel caso di Mozart?
Dobbiamo innanzitutto fissare tre parametri da lui non specificati come il valore in Kg dei pesi agenti che sia nel range di quello che accade nella realtà e la lunghezza vibrante: abbiamo scelto quindi 7,0 Kg e 0,33 metri (un valore di tensione compatibile con il Mi e poi proponiamo la lunghezza vibrate del violino); la densità del budello è 1.30. Immaginiamo che stiamo lavorando a corista di 415 Hz; quindi la fdrequenza del Mi corrisponde a 622.2 Hz e il La 415.0 Hz
Ci si potrebbe preoccupare del fatto che abbiamo fissato arbitrariamente il valore dei pesi, la lunghezza vibrante e il corista di riferimento. Ricordo tuttavia che quello che stiamo andando a fare sono misure di natura comparativa, non assoluta. In altre parole questi valori rientrano in una costante.
Lavoriamo sulla corda di Mi e quella di La applicando il principio dell’eguale tensione da calcolo come si fa oggi con diverse montature.
Alla lunghezza vibrante di 0,33 metri, alla tensione univoca di 7,0 Kg e alla densità del budello di 1,3 si ricavano i seguenti valori di diametri i quali, sempre da calcolo, danno l’intervallo esatto di quinta:
Mi : 0,63 mm
La: 0,944 mm
Ma è veramente così? avremo gli intervalli di quinta anche dopo averle messe sotto due pesi uguali seguendo il metodo di Mozart? In fin dei conti non abbiamo fatto altro che applicare l’esatta formula delle corde introdotta dal Mersenne.
Ecco quello che invece accade : come prima detto, sappiamo che la prima corda Mi si riduce di circa il 6% mentre la seconda di circa il 2%.
Quindi una volta che sono entrambe messe sotto 7,0 Kg di peso il Mi perderà il 6% del suo diametro e diventerà quindi in stato di trazione 0,592 mm; il La perderà il 2% del diametro e diventerà in stato di trazione 0,925 mm. se cambia il diametro cambieranno allora anche le frequenze che producono per quella data lunghezza vibrante e tensione. Applichiamo quindi la legge delle corde a questo nuovo assetto di diametri, 7,0 Kg di peso applicato e 0,33 metri di l. vibrante e vediamo:
Sono 663,7 Kz per il Mi e 424, 7 Hz per il La: ma questo non è piu’ un intervallo di quinta.
Se partiamo dal la di 424, 7 Hz un intervallo puro di quinta significa avere 636,3 Hz, non 663,7 Hz. Siamo dunque oltre l’intervallo di quinta.
In pratica siamo nella stessa situazione della nostra verifica sperimentale del Di Colco dimostrata nel nostro video. Oppure in quello che dice Mozart: una delle due corde è leggera. ma non le avevamo invece calcolate con la formula delle corde per dare una intervallo di quinta perfetta essendo tese agli stessi kg?
Come si risolve? Si risolve che per ottenere l’intervallo esatto di quinta tra una corda di Mi e una di La bisogna partire da dei diametri di calcolo teorico mediante la formula delle corde che siano leggermente scalari, non in eguale tensione.
Ecco la soluzione:
la corda di Mi calerà del 6%? Bene, nel calcolo che andremo a fare dovremo compensare la perdita di questo 6% aumentando di quel valore: il diametro da 0,63 dovrà essere 0,63 x 1,06 : 0,668 mm
La corda di La calerà del 2%? Bene, dovremo nel calcolo teorico compensare questa perdita di diametro del 2%: il diametro 0,944 dovrà essere 0,944 x 1,02: 0,962 mm
Cosa capiterà quindi?
Sottoponendo questi due diametri a 7,0 Kg di tensione e 0,33 metri di lunghezza vibrante il La da 0,962 mm si ridurrà a 0,944 mm e darà piu’ o meno esattamente 415 Hz; il Mi da 0,668 mm si ridurrà a 0,63 mm e darà più o meno esattamente 622, 2 Hz: ecco finalmente il nostro intervallo di quinta perfetta ottenuto esattamente come diceva Mozart seguendo ESATTAMENTE la strada che lui suggerisce.
Ma se calcoliamo ora la tensione teorica mediante la formula delle corde con i diametri mi 0,688 e La 0,962 vedremo che essa sarà di natura leggermente scalare:
Sono 7,83 Kg per la corda di Mi e 7,22 Kg per la corda di La.
Si dirà che non sono poi tanti come differenza? Certo ma almeno si è finalmente dimostrato il vero, non la balla della eguale tensione.
Si conclude che la vera interpretazione del metodo suggerito da Leopold Mozart nel 1756 per determinare i giusti calibri di una montatura per violino non è una montatura in eguale tensione secca come oggi ancora la si intende ma una montatura in blanda tensione scalare e che porta all’eguale feel tattile di tensione: la teoria da noi sostenuta.
Vivi felice
Mimmo Peruffo
Aquila in prima linea per l'emergenza Covid-19: dalle corde ai fili per i respiratori di tutta Italia
Venticinque chili di filo per i respiratori a Monza, settantacinque a Bergamo, quarantadue a Roma.
In pochi giorni, senza capire ancora bene la portata di quello che sta accadendo, ma con una pazzesca, potentissima energia che gli sgorga dal cuore nel poter aiutare il suo paese.
Questa è la storia di Mimmo Peruffo, produttore di corde di chitarra a Caldogno, il paese di Roberto Baggio, ritrovatosi da un giorno all'altro ad essere l’unico in Italia a produrre il filo che serve alle stampanti 3D per realizzare le valvole che servono alle mascherine da sub, riconvertite in respiratori.
Clicca qui per leggere l'articolo completo di Ilaria Floris per ADN KRONOS
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Aquila ukulele festival 2020!
A CAUSA DELL'EMERGENZA COVID-19 IL FESTIVAL VIENE POSTICIPATO A DATA DA DESTINARSI!
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Carissimi musicisti di tutto il mondo,
siamo lieti di presentarvi Aquila Ukulele Festival edizione 2020.!!
Da 12 anni ormai organizziamo concerti e workshop dedicati al piccolo strumento a quattro corde hawaiano: l'ukulele.
La storia dell’ukulele è piena di avventure, uno strumento musicale che, se avesse il dono della parola, racconterebbe di come quella volta dal Portogallo è arrivato all'isola di Madeira e di come negli anni '20 divenne uno dei strumenti più suonati.
Quest'anno il festival si terrà ad Arborea, un'occasione per scoprire le bellezza della piccola cittadina dallo stile liberty a pochi passi dalle acque cristalline del mare della Sardegna. Sarà dedicato all'epoca degli anni d'oro, un vero e proprio tuffo nel passato.
Due giorni di concerti, workshop ed esposizione di strumenti musicali. Presto troverete tutte le informazioni necessarie sugli artisti, come arrivare e dove alloggiare.
Vi aspettiamo numerosi!!
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Bassi CD installati su tiorbe/chitarroni: perché talvolta sul 5° ordine si rompono?
Perché a volte i bassi CD installati su tiorbe/chitarroni si rompono (soprattutto sul 5° ordine), anche se non ci sono bordi taglienti e sono stati installati correttamente?

Le corde CD (dalle 110CD fino alle 220CD) sono state progettate solamente per i bassi dei liuti rinascimentali e in re minore.
Per i bassi volanti in tratte di media lunghezza sono disponibili le corde tipo CDL.
Le corde CD più fini invece (dalla 82CD fino alla 105CD) sono state progettate per il 5° ordine e per le ottave per i bassi più gravi dei liuti rinascimentali e in re minore.
Sulle tiorbe/chitarroni queste regole non funzionano: perché?
Mentre sui liuti/arciliuti tradizionali la 1° corda lavora col massimo prodotto FL (220-230 Hz.m), ogni tipologia di tiorba/chitarrone lavora con una lunghezza vibrante della corda eccezionalmente lunga, di gran lunga maggiore di qualsiasi liuto, da cui nasce la necessità di accordare la 1° e la 2° un’ottava sotto.
Per esempio, mentre un liuto rinascimentale accordato in La (a diapason moderno) ha una scala di circa 57 cm, una tiorba in La (sempre a diapason moderno) ha una scala di 85-88 cm (il prodotto FL del Si del 3° ordine è di 220 Hz.m)
In queste condizioni, il range tipico del prodotto FL del 5° coro di un liuto rinascimentale (79-81 Hz.m) o del 6° coro di un liuto in re minore (71-74 Hz.m) permette l'uso delle CD della gamma più sottile senza problemi, mentre invece su una tiorba il prodotto FL si alza fino a 109-115 Hz-m, e quindi è assolutamente troppo alto per poter utilizzare corde progettate come bassi.
In pratica, il prodotto FL del 5° ordine di una tiorba è lo stesso del 4° ordine di un liuto rinascimentale.
Questa è la spiegazione del perché una corda di tipo CD, installata sul 5° ordine di una tiorba, può talvolta rompersi: il prodotto FL è troppo alto (non è una questione di tensione, perché essa non ha alcuna influenza sul prodotto FL).
Per maggiori informazioni sul prodotto FL è disponibile questo articolo del nostro blog.
In conclusione, il posto giusto per le corde CD è - nella posizione più alta - sul 5° ordine del liuto rinascimentale, oppure sul 6°, 7° e 8° basso della tiorba. Per il 5° ordine di una tiorba/chitarrone, le corde giuste da utilizzare sono le tipo NNG o le CDL.
Vivi felice
Musica Antica - Sconti per cambio produzione
Qui puoi trovare la lista delle corde HR, V (mucca) e tipo D (diametro inferiore al 100) in sconto per cambio produzione.
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Corde tipo "HR" - Budello semirettificato di mucca
Codice | Lunghezza | Diametro | Quantità |
70HR | 120 cm | 0.7 mm | 25 |
79HR | 120 cm | 0.79 mm | 55 |
82HR | 120 cm | 0.82 mm | 36 |
85HR | 120 cm | 0.85 mm | 5 |
88HR | 120 cm | 0.88 mm | 2 |
104HR | 120 cm | 1.04 mm | 22 |
108HR | 120 cm | 1.08 mm | 26 |
124HR | 120 cm | 1.24 mm | 1 |
132HR | 120 cm | 1.32 mm | 345 |
136HR | 120 cm | 1.36 mm | 120 |
140HR | 120 cm | 1.4 mm | 120 |
145HR | 120 cm | 1.45 mm | 61 |
150HR | 120 cm | 1.5 mm | 17 |
155HR | 120 cm | 1.55 mm | 120 |
170HR | 120 cm | 1.7 mm | 18 |
180HR | 120 cm | 1.8 mm | 24 |
190HR | 120 cm | 1.9 mm | 6 |
140HR180 | 180cm | 1.4 mm | 3 |
160HR180 | 180 cm | 1.6 mm | 2 |
180HR180 | 180 cm | 1.8 mm | 1 |
240HR180 | 180 cm | 2.4 mm | 1 |
250HR180 | 180 cm | 2.5 mm | 1 |
260HR180 | 180 cm | 2.6 mm | 2 |
270HR180 | 180 mm | 2.7 mm | 1 |
280HR180 | 180 cm | 2.8 mm | 7 |
290HR180 | 180 cm | 2.9 mm | 5 |
400HR180 | 180 cm | 4.0 mm | 1 |
Corde tipo "V" - budello VENICE di mucca
Codice | Lunghezza | Diametro | Quantità |
60V | 120 cm | 0.60 mm | 1 |
66V | 120 cm | 0.66 mm | 2 |
68V | 120 cm | 0.68 mm | 2 |
70V | 120 cm | 0.7 mm | 15 |
73V | 120 cm | 0.73 mm | 5 |
76V | 120 cm | 0.76 mm | 1 |
82V | 120 cm | 0.82 mm | 4 |
85V | 120 cm | 0.85 mm | 8 |
88V | 120 cm | 0.88 mm | 11 |
91V | 120 cm | 0.91 mm | 6 |
94V | 120 cm | 0.94 mm | 19 |
97V | 120 cm | 0.97 mm | 50 |
100V | 120 cm | 1.00 mm | 36 |
104V | 120 cm | 1.04 mm | 16 |
108V | 120 cm | 1.08 mm | 4 |
120V | 120 cm | 1.20 mm | 3 |
128V | 120 cm | 1.28 mm | 2 |
136V | 120 cm | 1.36 mm | 3 |
140V | 120 cm | 1.40 mm | 4 |
145V | 120 cm | 1.45 mm | 1 |
150V | 120 cm | 1.50 mm | 2 |
155V | 120 cm | 1.55 mm | 7 |
160V | 120 cm | 1.6 mm | 5 |
170V | 120 cm | 1.7 mm | 1 |
180V | 120 cm | 1.80 mm | 11 |
190V | 120 cm | 1.90 mm | 11 |
200V | 120 cm | 2.00 mm | 4 |
210V | 120 cm | 2.10 mm | 1 |
240V | 120 cm | 2.40 mm | 1 |
280V | 120 cm | 2.80 mm | 2 |
Corde rivestite tipo "D"
Codice | Lunghezza | Quantità |
73D | 105 cm | 15 |
73D | 160 cm | 4 |
73D | 180 cm | 5 |
76D | 105 cm | 17 |
76D | 120 cm | 8 |
76D | 180 cm | 2 |
79D | 120 cm | 4 |
79D | 180 cm | 2 |
82D | 160 cm | 0 |
85D | 105 cm | 1 |
88D | 105 cm | 6 |
88D | 120 cm | 1 |
88D | 140 cm | 2 |
88D | 160 cm | 0 |
94D | 105 cm | 6 |
94D | 140 cm | 2 |
Strumenti ad arco: perché proponiamo due tipologie di set (mute 'standard' e mute 'historical')?
La ricerca sui diametri di corda in uso nel passato è una disciplina relativamente recente rispetto alla riscoperta della prassi esecutiva antica e all’impiego di strumentazione originale (o loro copie od ibridi).
Fino a pochi anni fa era -ed è ancora valido oggi- infatti comunemente ritenuto che i diametri utilizzati nel passato fossero piuttosto sottili. Gli strumenti dedicati alla musica antica sono pertanto per la maggior parte ancora tarati secondo questa tipologia di diametri. In particolare, l’angolo formato dalle corde sul ponticello risulta in molti casi piuttosto acuto, molto simile cioè a quelli degli strumenti ad arco moderni.


L’adozione di calibri veramente storici su questa tipologia di strumenti -che sono la maggioranza- avrebbe comportato gravi problematiche nella qualità del suono prodotto e nella facilità di emissione.
Abbiamo pertanto deciso di realizzare le nostre montature di corda in questo modo: da un lato proponendo (nei gradi di tensione light, medium heavy) quelle serie di diametri tradizionali -seppur non storicamente documentati – oggi generalmente adottati e per l’altro lato la proposta di montature che si rifanno alle informazioni storiche sopravvissute mettendo allo stesso tempo in chiaro quali modifiche risultano necessarie al fine di poter accedere a queste tipologie di calibri che rendono lo strumento certamente più ricco, di facile emissione, di stabile intonazione e con maggior durata delle corde (oltre che essere in linea con i criteri storicamente documentati).
Vivi Felice
Quali sono i cosiddetti "segreti" che sono importanti nel processo storico e moderno di fabbricazione delle corde di budello?
1) Bagni chimici
Questo è il più grande 'segreto' ed occupa la prima posizione. La composizione dei bagni chimici è sempre stato il segreto meglio preservato dai liutai del passato e dai contemporanei. Per esempio: possiamo fare diversi video in Youtube che mostrano tutto il processo di fabbricazione delle corde in budello ma, sicuramente, non verranno mai spiegati quali sono le soluzioni chimiche che si utilizzano, come le si gestisco e dove le si usano. Ecco la verità: l'esatta concentrazione del prodotto, le diverse diluizioni che vengono utilizzate durante tutte le fasi del processo, il tempo di contatto e il modo in cui si"massaggiano" le corde durante il trattamento chimico sono i parametri più critici sulla qualità di una corda in budello. Alla fine questo è il vero e più importante segreto.
2) Il grado di torsione
Questo è un segreto che in molti già sanno ma non è in realtà il più importante. Ci sono altre cose: la curva di asciugatura quando le corde sono sul telaio, che è molto diversa se il tempo cambia improvvisamente e/o se le corde sono fatte con diversi tipi di budello. Poi è molto importante considerare quanto sono tese le corde fresche appena messe a telaio e come si 'massaggiano' le corde subito dopo che sono sul telaio in asciugatura. È molto importante prendere in considerazione se si aggiungono torsioni alle corde perché ci sono sempre più passaggi di torsione, tutti legati al tipo di budello in uso, c'è poi il giusto intervallo tra i diversi passaggi di torsione e .... il meteo. Sì, il tempo. A volte ci alziamo dal letto alle 3 di notte perché il meteo era cambiato e si deve andare in fabbrica e cambiare qualcosa nella fase di essiccamento delle corde.
3) Qualità della materia prima
Se il budello grezzo proviene da un luogo invece che da un altro le cose cambiano. I farmaci o gli ormoni non influenzano i comportamenti delle corde di budello (fino ad ora questo è quello che abbiamo potuto constatare).
4) Il processo di pulitura
Non è importante se il budello grezzo è stato pulito a macchina o a mano. L'obiettivo è quello di ottenere una membrana muscolare molto pulita. Entrambi i casi vanno bene.
5) Il tipo di utensili utilizzati
Non è importante che gli utensili siano realizzati in legno come nei tempi passati. È lo stesso o ancora meglio ancora per la durata dell'utensile è consigliabile utilizzare telai in alluminio e utensili in plastica.
6) Il tipo di telaio
Non è la stessa cosa utilizzare un telaio invece di un altro: la qualità della corda finale risulta molto diversa.
7) Il numero di budelli
Non è la stessa cosa se lo stesso calibro di corda provviene da 5 budelli spessi o invece da 8 budelli più sottili: le cose cambiano drasticamente. Questo è uno dei migliori segreti.
8 ) Il tipo di budello
Budello di mucca o budello di pecora: sì, le prestazioni sono le stesse ma a condizione che siano state trattae chimicamente nello stesso modo e che il budello di pecora sia tagliato a strisce come il budello di manzo.
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Senza un cordaio come un insegnante e senza molta pratica quotidiana di alcuni anni in una fabbrica di corde, non è possibile realizzare vere e proprie corde professionali in budello. Il processo chimico è il background di questo lavoro.
Al giorno d'oggi vengono fatti diversi di esperimenti da parte di amatori con prodotti chimici a diverse concentrazioni e tipologie nella speranza di trovare il Santo Graal, ma nell’ambito delle corde budello questo non può succedere.
Si possono certamente fare le corde comunque, ma non possono essere professionali: saranno di colore molto scuro (nei secoli passati questo era considerato invece un segnale che le corde non erano buone), quelle sottili si romperanno facilmente e saranno di frequente false (producono una vibrazione aperiodica), avranno le strisce non ben legate tra loro, in generale non sarebbe possibile ottenere diametri più sottili di 1.00 mm a causa dei problemi poco fà elencati, sarebbero infine più rigide delle corde professionali anche se sono state ritorte al massimo (di conseguenza le terze corde per violino e violoncello sarebbero sorde e difficili da mettere in movimento con l'archetto facendo credere al suonatore che non si possa accedere al puro budello).
In conclusione: la perfezione delle corde di budello del passato è stata raggiunta solo dopo secoli e secoli e con il continuo supporto di decine e decine di persone intelligenti e brillanti operanti già nel ramo che hanno lavorato duramente sul campo. Solo se non si ha una visione d’insieme e realistica del problema si può pensare che (poiché si sta lavorando duramente e con passione) si possa un giorno, da soli, arrivare empiricamente a scoprire “la Via”.
Come montare correttamente le corde di budello così da evitare rotture e allo stesso tempo garantire una rapida e stabile intonazione
Nella nostra azienda ci sentiamo talvolta dire: ‘ho montato la prima corda ed è saltata, ne ho montato un’altra ed ha fatto la stessa fine. Sono trenta anni che suono il violino (la viola da gamba, il cello etc) e so come si monta una corda…’
Ma basta essere musicisti esperti per dirsi anche esperti installatori di corde di budello?
Caratteristiche critiche delle corde di budello
Le corde di budello, essendo un materiale di derivazione naturale, possono a volte presentare effettivamente dei problemi: si parla allora di corde difettose.
Una corda può definirsi difettosa quando:
- è stata eccessivamente rettificata: al tatto e a vista la si vede sana e perfettamente liscia; in realtà le fibre esterne hanno subito un danneggiamento eccesivo. Poco dopo l’istallazione la corda solleva pertanto dei minuscoli peli che sono in realtà le fibre spezzate.
- Presenta al suo interno qualche minuscolo puntino biancastro (macchiette di grasso): corde di questo tipo si rompono immediatamente durante l’accordatura
- Una volta montata si rompe improvvisamente lontano dai punti di vincolo (capotasto e ponticello)
Le corde di budello sono in sè molto robuste alla trazione ma presentano due aspetti deleteri:
- Sono molto tenere e quindi soffrono molto di eventuali punti di scorrimento/contatto che siano anche minimamente taglienti
- Durante i climi umidi assorbono molta umidità, diventano meno compatte e quindi ancora più sensibili ai punti di scorrimento
- Inducono molto attrito nei punti di scorrimento arrivando anche ad appiattirsi nei solchi oppure scorrono a scatti
Le soluzioni generalmente adottate come ad esempio passare della grafite sui solchi del capotasto non è di alcuna utilità se prima i solchi non sono stati fatti secondo dei criteri adatti alle corde di budello che possiamo vedere in questi esempi



La cosa più importante da osservare è che i solchi risultino leggermente incisi, non arrivano mai ad avere punti di piega troppo netti e infine il capotasto è lisciato a specchio. Solo a questo punto risulta utile la mina della matita aggiunta nei suddetti solchi.
I trattati del tempo, come quello di Thomas Mace (Musik’s Monument, London 1676) ci suggeriscono come deve essere sistemato il capotasto del Liuto al fine di non avere rotture di corde e stabilità di intonazione:


Le fonti iconografiche del Seicento infine mostrano spesso un particolare tipo di nodo marinaro detto Bowline il quale serve a suddividere a metà lo sforzo di trazione della prima corda in due punti distinti al foro della cordiera (è sufficiente limitare il suo utilizzo alla prima corda):


Vi sono altre buone pratiche da seguire:
- Effettuare l’accordatura della corda tenendola fuori dal solco del capotasto e, nel caso degli archi, alzando la stessa ogni tanto dal ponte: in questo modo si evita di far scorrere la corda in punti di attrito e si garantisce la costanza della tensione nei tratti monte e a valle dei punti di appoggio della stessa. Inserire la corda nel solco del capotasto ad accordatura avvenuta (o anche nei suoi pressi).
- Ogni tanto è bene tirare la corda alla sua metà in modo da scaricare il suo allungamento ‘non recuperabile e allo steso tempo serrare bene i punti dove essa è vincolata (la corda sarà così immediatamente pronta ad essere suonata)
- La messa in tensione della corda deve essere lenta, non veloce. Il materiale deve aver il tempo di adattarsi al cambiamento
- Il tratto di corda avvolta al pirolo deve essere la quantità più ridotta possibile facendo in modo che al primo giro la corda sormonti sé stessa e poi accostando le spire, non sovrapponendole: vedere le indicazioni di Thomas Mace (Musik’s Monument, London 1676) .
In questi video sono riassunte tutte le raccomandazioni: