Nella nostra azienda ci sentiamo talvolta dire: ‘ho montato la prima corda ed è saltata, ne ho montato un’altra ed ha fatto la stessa fine.  Sono trenta anni che suono il violino (la viola da gamba, il cello etc) e  so come si monta una corda…

Ma basta  essere musicisti esperti per dirsi anche esperti installatori di corde di budello?

Caratteristiche critiche delle corde di budello

Le corde di budello, essendo un materiale di derivazione naturale, possono a volte presentare effettivamente dei problemi: si parla allora di corde difettose.

Una corda può definirsi difettosa quando:

  1. è stata eccessivamente rettificata:  al tatto e a vista la si vede sana e perfettamente liscia;  in realtà le fibre esterne hanno subito un danneggiamento eccesivo. Poco dopo l’istallazione la corda solleva pertanto dei minuscoli peli che sono in realtà le fibre spezzate.
  2. Presenta al suo interno qualche  minuscolo puntino biancastro (macchiette di grasso): corde di questo tipo si rompono immediatamente durante l’accordatura
  3. Una volta montata  si rompe improvvisamente  lontano dai punti di vincolo (capotasto e ponticello)

Le corde di budello sono in sè molto robuste alla trazione ma presentano due aspetti deleteri:

  1. Sono molto tenere e quindi soffrono molto di eventuali punti di scorrimento/contatto che siano  anche minimamente taglienti
  2. Durante i climi umidi assorbono molta umidità, diventano meno compatte e quindi ancora più sensibili ai punti di scorrimento
  3. Inducono molto attrito nei punti di scorrimento arrivando anche ad appiattirsi nei solchi oppure scorrono a scatti

Le soluzioni generalmente adottate come ad esempio passare della grafite sui solchi del capotasto non è di alcuna utilità se prima i solchi non sono stati fatti secondo dei criteri adatti alle corde di budello che possiamo vedere in questi esempi

La cosa più importante da osservare è che i solchi risultino leggermente incisi, non arrivano mai ad avere punti di piega troppo netti e infine il capotasto è lisciato a specchio. Solo a questo punto risulta utile la mina della matita aggiunta nei suddetti solchi.

I trattati del tempo, come quello di Thomas Mace (Musik’s Monument, London 1676)  ci suggeriscono come deve essere sistemato  il capotasto del Liuto al fine di non avere rotture di corde e stabilità di intonazione:

Le fonti iconografiche  del Seicento infine mostrano spesso un particolare tipo di nodo marinaro detto Bowline il quale serve a suddividere a metà lo sforzo di trazione della prima corda in due punti distinti  al foro della  cordiera (è sufficiente limitare il suo utilizzo alla prima corda):

Ecco come si fa il nodo Bowline:

Vi sono altre buone pratiche da seguire:

  1. Effettuare l’accordatura della corda tenendola fuori dal solco del capotasto  e, nel caso degli archi, alzando la stessa ogni tanto  dal ponte: in questo modo si evita di far scorrere la corda in punti di attrito e si garantisce la costanza della tensione nei tratti monte e a valle dei punti di appoggio della stessa.  Inserire la corda nel solco del capotasto ad accordatura avvenuta (o anche nei suoi pressi).
  2. Ogni tanto è bene tirare la corda alla sua metà in modo da scaricare il suo allungamento ‘non recuperabile e allo steso tempo serrare bene i punti  dove essa è vincolata (la corda sarà così immediatamente pronta ad essere suonata)
  3. La messa in tensione della corda deve essere lenta, non veloce. Il materiale deve aver il tempo di adattarsi al cambiamento
  4. Il tratto di corda avvolta al pirolo deve essere la quantità più ridotta possibile facendo in modo che al primo giro la corda sormonti sé stessa e poi accostando le spire, non sovrapponendole: vedere le indicazioni di Thomas Mace (Musik’s Monument, London 1676) .

In questi video sono riassunte tutte le raccomandazioni: