Questo è un problema che si riscontra di frequente e non è, in genere, imputabile alle corde.

La causa principale è dovuta al fatto che lo strumento presenta probabilmente una lunghezza vibrante eccessivamente corta  per l’intonazione richiesta e, soprattutto, in relazione al fatto che si vuole una montatura in tutto budello.

Prima della diffusione delle corde rivestite -apparse dopo la metà del XVII secolo- la famiglia delle Viole da gamba presentava  lunghezze vibranti piuttosto notevoli rispetto a quelli oggi tradizionalmente in uso.

Dalle tavole di Marin Mersenne ad esempio si calcola che il Basso di viola in Re possedeva una lunghezza vibrante di circa 85 cm contro i tipici 68-70 cm di un basso di viola attuale. La stessa cosa in proporzione con il Tenore in sol: 55-56 cms attuali contro i 60-62 cm del tardo Cinquecento/ prima metà del Seicento.

Gli strumenti del tempo possedevano una lunghezza vibrante maggiore allo scopo di far lavorare i cantini nei pressi della rottura (Indice di lavoro non inferiore a 220 Hz x mt: vedere questa faq). Solo per mezzo di questo artificio si poteva infatti garantire il minimo diametro di tutte le corde, bassi in testa.

Lunghezza vibrante e diametro sono infatti inversamente proporzionali.

Una  riduzione del diametro di una corda ( a parità di tensione, si intende) comporta sempre un benefico effetto sia  nella qualità del suono prodotto che nella facilità di attacco sotto l’arco. Esattamente quello che serve ai bassi, le corde più critiche per eccellenza.

Viceversa, se la lunghezza vibrante risulta più corta ecco allora che le corde vanno ad  assumere range di diametri superiori andando a peggiorare la resa acustica per l’aumentato coefficiente di smorzamento interno alla corda (indice di ‘inarmonicità’).

Le soluzioni? Essenzialmente tre:

  • Utilizzare  strumenti con lunghezze vibranti tipiche del periodo precedente la comparsa delle corde rivestite; vale a dire 82-85 cm per il Basso; 61 cm circa per il Tenore e circa 41 cm per il Soprano per le proporzioni relative tra gli strumenti (vedere Thomas Mace: Musik’s monument […], the author & John Carr, London 1676). In questo modo una montatura in puro budello suonerà in maniera eccellente e pronta.
  • Se si può (nel senso che l’altezza del ponticello lo permette) spostare il ponte verso la base delle ‘C’: così facendo si incrementa la lunghezza vibrante a beneficio della resa acustica globale; ricordarsi di calcolare i diametri tenendo conto di questa modifica.
  • Impiegare corde basse di tipo ricoperto (questo soltanto nel caso non si possa disporre di uno strumento più idoneo o non si intenda sfruttare l’accorgimento -peraltro storico- di ricollocare il ponte più in basso).