Va premesso che il taglio in fettucce del budello destinato a fare le corde da musica è una tecnica già utilizzata a partire dalla seconda metà del XVI secolo (vedere gliStatuti dei Cordai di Roma, 1589 e di Napoli, 1653) e, ancora più sicuramente, nella seconda metà del XVIII secolo.
Il problema nasce dal fatto che non si conosce più –si intende qui nei minimi dettagli – la parte iniziale della tecnica storica di lavorazione del budello intero. Va rilevato inoltre, generalmente parlando, come sia oggi praticamente impossibile reperire budelli di agnello che siano così sottili da poter ad esempio realizzare –partendo da tre di loro ritorti assieme – un diametro pari a quello medio di un cantino di violino di tipo storico.
In pratica si ottengono sempre corde molto più grosse, indice sicuro questo che di vero agnello (con meno di 1 anno di vita) non si tratta: da qui la necessità di fenderlo a metà al fine di produrre strisce più sottili.
Va tuttavia rilevato come, di per sé, l’impiego delle strisce di budello (che rimane comunque un procedimento storicamente corretto) produca di per sè corde di qualità acustica elevata e notevole durata nel tempo.