Quali tipologie di corde rivestite furono in uso nel xvii- xix secolo?

Le tipologie furono tre:

  • corde a filatura semplice accostata: il filo metallico risulta avvolto una sola volta intorno all’anima e le spire risultano tra loro accostate. Sono queste le corde rivestite di uso comune
  • corde in doppia filatura sovrapposta: il filo metallico risulta avvolto a spire accostate e per due volte sovrapposto su sè stesso.  Per la notevole quantità di metallo rispetto al budello il loro loro utilizzo fu indicato per tutti quei strumenti che presentavano una corta lunghezza vibrante rispetto all’incordatura richiesta (es. Violoncello da spalla, 5a del Contrabbasso etc)
  • corde a filatura semplice di tipo spaziato: il filo metallico risulta avvolto una sola volta con le spire non accostate ma spaziate del diametro del filo stesso o poco più (vedere F. Le Cocq, Paris 1724); corde usate esclusivamente nel XVIII secolo come corde di  transizione tra quelle superiori in budello e i gravi a filatura semplice accostata (ad esempio come 4a del Basso di viola, come terza di Violino etc.)

Non si possono pertanto ritenere storiche molte delle corde demifilè oggi disponibili le quali sono realizzate con spaziatura molto aperta e/o con filo metallico affondato nel budello.


Perché una montatura in eguale tensione non può essere considerata una opzione storica?

l concetto di tensione espresso in Kg  è un concetto squisitamente moderno, comparso probabilmente per la prima volta intorno al 1860 (MAUGIN – MAIGNE: Nouveau manuel complet du luthier).

Fino alla metà del XIX secolo tensione di una corda veniva intesa esclusivamente in termini di sensazione tattile di rigidezza, che è un’altra cosa rispetto alla  tensione come oggi viene generalmente intesa.

Infatti, mentre il valore di tensione  è espresso soltanto dal suo valore in Kg, la sensazione tattile di rigidezza  è invece influenzata da diversi parametri come ad esempio la lunghezza vibrante (ecco perchè le corde di una Tiorba, qualora calcolate tutte diligentemente  in eguale tensione, quelle in tratta si presentano poi così molli rispetto a quelle  in tastiera!), il tipo di corda ed il suo diametro. Una montatura di corde calcolate tutte in eguale tensione -ma con diversa posizione e  diametro in seno allo strumento ad esempio-  manifesteranno una sensazione tattile piuttosto diversa tra loro: questo è in contraddizione con i criteri indicati nei trattati del XVI e XVII secolo, i quali prescrivono che una montatura è ben fatta quando le corde  manifestano tutte uno stesso omogeneo  feeling sotto le dita.  In conclusione, a parità di tipologia di corde, una montatura in equal feeling dovrà essere sempre  di tipo più o meno scalare. Clicca qui  per maggiori approfondimenti.


Cosa bisogna fare appena montata una corda nuova?

Ammesso che i punti di contatto con la corda siano stati ben levigati ed arrotondati la prima cosa da fare, in fase di prima accordatura è quella di tirare con le mani la corda fino a che non rimanga stabile di intonazione: moderatamente per i cantini e le rivestite ma con più energia nel caso si tratti di corde più grosse.

Questo consiglio vale sia per il budello che per il sintetico; il Nylgut specialmente.


Cosa fare quando non si suona per un certo periodo di tempo?

Meglio seguire i consigli di Thomas Robinson (inizi XVII sec): abbassare di un poco l’intonazione del cantino riducendo pertanto lo stress da trazione.


Che differenza c’è tra una muta realmente storica ed una comunemente in uso oggi per musica barocca (violino, viola, cello)?

La differenza è sostanziale: la ricerca nel campo delle montature di corda del passato e di spezzoni antichi ha permesso infatti di appurare che, generalmente parlando, furono utilizzati non solo calibri di corda più grossi rispetto alla  consuetudine di oggi ma anche con superfici levigate a mano  (e pertanto non completamente liscie).

Ora, la scelta di utilizzare una montatura costituita da diametri storici  può comportare talvolta un riadattamento del set-up dello strumento (con particolare riferimento all’angolo formato dalle corde al ponte) talvolta non ben direttamente accetto dallo strumento. Ecco perché,  assieme alla proposta di una montatura storica (da noi sempre auspicata) affianchiamo comunque una montatura di tipo consueto (nelle versioni light, medium e heavy).


Come si fa a trovare la giusta tensione di lavoro?

La ricerca della giusta tensione di lavoro di uno strumento è un dato sostanzialmente empirico, legato  al tipo di strumento, al tipo di corde ed alla sensibilità del musicista.

Non esistono in altre parole formule matematiche apposite.

Suggeriamo pertanto la seguente procedura: montare sullo strumento (indifferentemente a pizzico o ad arco) una seconda o terza corda  di diametro noto e che si ritenga teoricamente idoneo.  Portare quindi in intonazione la corda e  verificare allora se la stessa appare (secondo la propria sensibilità)  troppo molle o troppo tesa.  A questo punto abbassare (od innalzare) di tanti semitoni quanto sono necessari perché la corda sia portata al giusto valore di tensione; vale a dire, secondo il proprio soggettivo gusto: ovverossia né troppo molle né troppo tesa.

Applicare ora la seguente formula:

Corda che era in origine troppo tesa: moltiplicare (per tante volte quanti sono i semitoni in meno che si è dovuto calare di intonazione)  il diametro di partenza per il valore 0,944: ogni volta che si esegue la moltiplicazione si avrà una riduzione di un semitono nel diametro

Corda che in origine era troppo molle: moltiplicare (per tante volte quanti sono i semitoni in meno che si sono dovuti innalzare di intonazione) il diametro della corda per il valore 1,059: ogni volta che si esegue la moltiplicazione si avrà una crescita di un semitono nel diametro.

Richiedere nuove corde arrotondando il valore determinato mediante il calcolo al diametro commerciale immediatamente prossimo.

Esempio: ho montato sul mio liuto (o strumento ad arco in genere) una quarta corda di diametro 82 ma, posta in intonazione, è troppo leggera di tensione.

Risposta: partendo dalla corda posta in intonazione corretta innalzarla di un semitono alla volta sino a che la tensione non risulti soggettivamente giusta.

Mettiamo che siano necessari due semitoni di innalzamento: moltiplicare per due volte il diametro di partenza (82 mm) con il coefficiente 1,059: il diametro corretto sarà di  91,9 mm, ovvero una 91 commerciale.


Le corde mi fischiano sotto l’arco: perché?

Le corde possono fischiare per diverse cause anche concomitanti.

Vediamo ora soltanto la più  frequente: un motivo comune per cui l’attacco dell’arco produce un fischio iniziale può essere il fatto che non si è provveduto ad asportare con cura ’olio con cui le corde vengono trattate.

Si consiglia quindi prima del loro montaggio sullo strumento di pulirle accuratamente con un p

anno imbevuto con un po’di benzina per smacchiare gli abiti.


Ho montato una corda ma è saltata subito: perché?

Una corda di budello può saltare  immediatamente o dopo poche ore per tre condizioni: la corda è difettosa, la lunghezza vibrante è eccessiva (si è superato l’Indice di Rottura), i punti di contatto con la corda (solchi al capotasto e al ponticello; i fori della cordiera etc) sono taglienti e non lubrificati con grafite o sapone solido come suggerito dagli antichi.

  • Corda difettosa: in genere una corda difettosa si riconosce perché non salta generalmente di netto bensì per progressivo sfilacciamento, preannunciato dalla comparsa di piccoli peli e sbocciature lungo la sua superficie
  • Lunghezza vibrante eccessiva: verificare se il prodotto tra lunghezza vibrante (in metri) e la frequenza è maggiore del valore 240 in liuti, chitarre barocche, ribeche e vielle e strumenti per musica medioevale in genere.
  • Rottura causata da tagli sulla corda: una rottura di questo tipo si caratterizza per un cedimento istantaneo della corda la quale si rompe nel luogo ove l’effetto taglio si manifesta.

Attenzione: la corda si rompe in stato di trazione: questo significa che una volta che si è tagliata ad esempio al capotasto il punto di taglio nella corda non sarà più corrispondente ad esso perché la corda ora non è più in allungamento. Il punto di taglio si manifesterà pertanto alla seconda/terza posizione oppure -se è stato il ponticello a tagliare- tra il ponte e la cordiera.


Ho montato una corda tipo venice come cantino ma è saltata subito: perché?

Le Venice sono corde che presentano un’ elasticità piuttosto elevata, molto più di quella ottenibile da una normale corda in alta torsione. Essendo l’elasticità e la resistenza alla trazione inversamente proporzionali, si evince che questo tipo di corda non deve essere usata in posizioni dove l’ Indice di Qualità Acustica (che è il prodotto tra la l.vibrante in mt e la frequenza della corda in Hz) supera il valore di 140 Hz.mt (vale a dire quella dei cantini in genere).


Ho montato dei bassi rivestiti tipo de sul mio liuto ma mi sembrano piuttosto sorde rispetto alle altre: è normale?

Le corde di tipo DE sono state appositamente ideate per colmare il vuoto altrimenti esistente nel campo dei bassi che si trovano nelle tratte corte e medie degli arcileuti in genere e liuti in re minore a ‘collo di cigno’.

Le DE sono corde appositamente sbilanciate a favore dell’anima di Nylgut piuttosto che del metallo di ricopertura.

Si è ottenuto pertanto un risultato acustico tale da stemperare decisamente la sonorità tipica delle corde rivestite tradizionali, dominata dalla persistenza acustica, sovrarichezza di armonici e povertà di fondamentale.  Resa, in altre parole, eccessivamente chitarristica.

Per contro, qualora montate in liuti privi di tratta, la resa acustica sarà  centrata soprattutto sulla fondamentale, rendendo indispensabile l’uso delle ottave appaiate. Come al tempo, del resto.

Lo speciale bilanciamento delle DE è stato appositamente studiato al fine di ricostruire la sonorità tipica delle nostre corde in budello appesantito.