Domande frequenti
Lo sapevi che le sei corde della chitarra non possiedono tutte la stessa tensione?
Lo sapevi che le sei corde della chitarra non possiedono tutte la stessa tensione?
Contrariamente a quanto possa sembrare le montature per chitarra classica non seguono affatto un eguale profilo di tensione tra le corde.
Metodo di valutazione della ‘tensione’ delle corde da parte del musicista:
Il metodo più comune di valutazione del grado di tensione delle corde di una chitarra è quello di premerle con le dita della mano destra vicino al ponte: una montatura viene giudicata ben fatta quando tutte le corde oppongono la stessa forza di contrasto al dito premente. In altre parole manifestano la stessa sensazione di ‘durezza’ o ‘tensione’. Verrebbe pertanto da concludere che sono state effettivamente tutte calcolate con la stessa tensione di lavoro.
Ma questo tipo di valutazione è in realtà una ‘sensazione tattile’ della tensione, non la tensione in Kg o libbre propriamente detta, misurabile solo con strumenti adatti.
Per una legge della Fisica, due corde che producono la stessa quantità di spostamento laterale a parità di peso agente e di punto dove si esercita l’applicazione della forza (che è in pratica il dito che preme) hanno effettivamente anche la stessa tensione in Kg. Ma questa egualità della tensione non corrisponde però quella che viene impostata nel calcolo necessario per determinare i diametri di corda per il semplice motivo che le corde che vengono premute sono già in stato di trazione avvenuta mentre i diametri calcolati con l’apposita formula si riferiscono a quelli delle corde ‘in busta’; cioè non in trazione. E qui le cose sono molto differenti.
Vediamo perchè
La natura fisica delle corde
In stato di trazione le corde subiscono un certo allungamento che si ritrova sottoforma di sipre intorno al rullo delle chiavette: questo comporta di conseguenza anche una certa riduzione del diametro. Ma se il diametro si riduce anche la tensione di lavoro calcolata rispetto al diametro di partenza.
La quantità di allungamento non è la stessa per tutte le corde; essa risulta massima per il cantino, un po’ meno per la seconda corda e molto meno per la terza: è noto infatti a tutti che i giri di meccanica da fornire al cantino sono molto più numerosi di quelli necessari alla terza corda. Di conseguenza una montatura che fosse stata calcolata in eguale tensione una volta posta in stato di intonazione diventerebbe completamente sbilanciata: massima riduzione di diametro per la prima e via via meno fino all atreza corda.
Questo fatto è inevitabile: Una chitarra infatti non solo monta corde di natura fisica eterogenea (le prime tre sono in monofilamento sintetico; i bassi invece sono composti da due materiali tra loro accoppiati come bava sintetica e filo metallico di ricopertura) ma anche di diametro diverso ed occupanti nello strumento una posizione specifica che viene definita dai tecnici ‘Indice di Lavoro’ (che è il prodotto tra la frequenza della corda per la lunghezza vibrante dello strumento).
Tutto questo fa sì che il raggiungimento di una omogenea tensione tattile tra le corde sia nella realtà un fatto complesso rispetto al semplice calcolo teorico dove il parametro tensione viene posto come costante.
Conclusioni
La scalarità della tensione è quindi un processo di compensazione studiata con cura dal cordaio al fine di neutralizzare, corda per corda, i differenti gradienti di riduzione di diametro causati dall’allungamento in stato di trazione: una volta poste in stato stabile di intonazione ciascuna di esse si ridurrà percentualmente del suo valore sino ad assumere una tensione di lavoro eguale alle altre.
Si realizzerà pertanto la condizione in cui, premute con un dito, esse manifesteranno la stessa flessione. In termini pratici se il cantino cala sperimentalmente del 2% allora nel calcolo di partenza il diametro andrà maggiorato del 2% e così via con tutte le altre corde.
Ma nella realtà pratica la pendenza del profilo di tensione deve essere reso ancora più accentuato: lo scopo di questa esasperazione della scalarità della tensione di lavoro è finalizzata a contrastare con maggior efficacia la crescita di frequenza delle corde di maggior diametro (seconda ed in particolare la terza) sui tasti acuti e sopracuti. Con le montature di budello del passato una ulteriore accentuazione della scalarità della tensione rispetto a quella necessaria a compensare la perdita di diametro non si rendeva necessaria poiché le corde di più grossa sezione venivano automaticamente realizzate con maggior torsione (sono quindi più elastiche) mentre i monofilamenti di materia plastica presentano tutti il medesimo coefficiente di allungamento specifico.
Il provvedimento – con le corde sintetiche- non si è rivelato però del tutto sufficiente; si rende infatti spesso ancora necessario una serie di interventi di tipo compensatorio all’osso del ponticello di cui il più comune l’inclinazione dello stesso.
Scelta della tensione: leggera, normale o superiore?
Non esistono criteri scientifici che possano predire quale è la tensione più indicata per il nostro strumento. Sarebbe come indovinare quanti cucchiaini di zucchero uno desidera nel proprio caffè. Si tratta infatti di una scelta personale. Nella scelta del grado di tensione ottimale entrano infatti in gioco numerosi fattori quali il tipo di strumento, e la sensibilità personale, il tipo di tocco e di mano. In linea generale, se non si ha già una certa esperienza, si consiglia di orientarsi verso una montatura a tensione normale. Una volta installata e stabilizzata si può provare ad innalzarla o abbassarla di mezzo tono al fine di verificare se una eventuale tensione Superiore o Leggera possano meglio soddisfare le proprie necessità. Tutte le nostre mute nel grado di tensione Normale sono entro la media delle cosiddette tensioni Normali delle altre aziende cordaie (valori in Kg per corda molto simili)
13 Giugno 2018
1. Perché le corde di budello hanno un costo elevato?
Perché la loro manifattura è ancora prevalentemente manuale e con un alto grado di specializzazione: siamo rimasti in pochi nel mondo a saper costruire le corde di budello adatte alle montature storiche.
Per realizzare una corda sono inoltre necessari almeno 10 –12 giorni di lavoro continuo.
2. In base a quali fonti sappiamo che i calibri di corda per quartetto d’archi erano più grossi di quelli usati mediamente oggi?
Lo sappiamo sia grazie alla documentazione storica ritrovata di questi anni recenti sia in base a spezzoni di corda presumibilmente antichi.
3. Quanto è’ importante, ai fini della qualità, il colore presentato dalle corde di budello?
Il colore con cui si presentato le corde di budello non ha alcuna influenza sia sulla resa acustica che sulla durata di vita di una corda.Esso è soltanto una pigmentazione naturale variabile da budello a budello. Corde troppo bianche (simili cioè al Nylon) potrebbero tuttavia indicare un trattamento di sbianca troppo energico.
4. E’ vero che le corde realizzate con il budello di montone si distinguono proprio per il loro tipico colore marrone?
No, il budello di qualunque animale, se non sbiancato, si presenta sempre più o meno marrone.
In altre parole questo sta a significare che quel particolare tipo di corda (nella fattispecie, il budello di montone) – per precisa scelta del cordaio – non ha subito un trattamento di sbianca del materiale.
5. E’ vero che le corde di budello di agnello sono migliori di quelle fatte con il budello di capra, manzo o montone?
No. La qualità acustica di una corda dipende essenzialmente da due fattori: densità del materiale e modulo elastico.
A di là del valore storico, tutti questi materiali possiedono lo stessa densità (si tratta, alla fine, di carne essiccata).
Il modulo elastico invece dipende esclusivamente da come il cordaio ha realizzato la corda (in alta o bassa torsione; uso di sali indurenti etc).
Prove eseguite mediante il sistema detto ‘a doppio cieco’ hanno sinora dimostrato che non è possibile avvertire alcuna sostanziale differenza acustica.
Fino alla metà del Seicento si ha comunque notizia che venivano usati indifferentemente, nelle diverse regioni d’Italia, budelli di capra, agnello, castrato, montone, pecora, lupo, manzo; (vedere Attanasio Kircher: ‘Musurgia Universalis’, Roma 1650).
6. Perché i cordai di oggi non usano più il budello intero ma quello tagliato in strisce?
Va premesso che il taglio in fettucce del budello destinato a fare le corde da musica è una tecnica già utilizzata a partire dalla seconda metà del XVI secolo (vedere gliStatuti dei Cordai di Roma, 1589 e di Napoli, 1653) e, ancora più sicuramente, nella seconda metà del XVIII secolo.
Il problema nasce dal fatto che non si conosce più –si intende qui nei minimi dettagli – la parte iniziale della tecnica storica di lavorazione del budello intero. Va rilevato inoltre, generalmente parlando, come sia oggi praticamente impossibile reperire budelli di agnello che siano così sottili da poter ad esempio realizzare –partendo da tre di loro ritorti assieme – un diametro pari a quello medio di un cantino di violino di tipo storico.
In pratica si ottengono sempre corde molto più grosse, indice sicuro questo che di vero agnello (con meno di 1 anno di vita) non si tratta: da qui la necessità di fenderlo a metà al fine di produrre strisce più sottili.
Va tuttavia rilevato come, di per sé, l’impiego delle strisce di budello (che rimane comunque un procedimento storicamente corretto) produca di per sè corde di qualità acustica elevata e notevole durata nel tempo.
7. Perché non riesco ad utilizzare i calibri storici sul mio violino/viola/cello?
Vi possono essere diverse cause:
- non siete ancora abituati a suonare con calibri più consistenti del solito
- le corde di maggior spessore producono una pressione eccessiva sulla tavola armonica, pressione che va a soffocare il suono prodotto: diminuire la pressione riducendo l’angolo dato dalle corde sul ponte, per mezzo di uno spessore posto tra la cordiera e il bordo della tavola armonica (soluzione adottata anche dagli antichi) , oppure, se si può, abbassare il ponte stesso.
Per ulteriori dettagli suggeriamo di visitare questo sito: www.damianstrings.com/baroque%20set-up.htm
8. Che differenza c’è tra una corda in bassa torsione ed una in alta torsione?
Una differenza importante: una corda in alta torsione risulta essenzialmente molto più elastica, la quale reagirà di conseguenza con facilità sia a pizzico che sotto l’arco producendo una grande escursione dinamica e varietà timbrica.
Per contro una corda in bassa torsione – che è più rigida – risulta meno reattiva ma più robusta alla trazione: essa è pertanto destinata alle corde di cantino in genere
A parità di materiale elasticità e resistenza alla trazione sono inversamente proporzionali: ecco perchè non è possibile utilizzare una corda in alta torsione come cantino; essa si romperebbe facilmente.
Tutto bene invece se fosse realizzata in bassa torsione. Non così bene infine se questa ultima dovesse essere impiegata in registri intermedi: la resa acustica ne uscirebbe impoverita.
