La maggior parte delle rotture delle corde sono ascrivibili all’effetto taglio indotto dal capotasto e dal ponticello. Nel tardo Seicento ad esempio (Thomas Mace, 1676) si suggerisce quanto segue:
prendete un coltello e fate una piccola impressione sul capotasto, che deve poi essere limata abbastanza profonda da farci stare le corde…dopo aver marcato la posizione di tutte le corde, il che può essere fatto con una matita o inchiostro e penna. …dovete prenderlo [il capotasto] e polirlo molto bene (ma specialmente i solchi)…prendete un pezzo nuovo di pelle bovina e un po’ di gesso grattato e bagnato di saliva e strofinate accuratamente fino a che i solchi saranno molto lisci…
Ogni spigolo vivo e/o angolo brusco deve dunque essere accuratamente eliminato.
Soltanto al termine di questa operazione suggeriamo di disporre nei solchi della grafite lubrificante di una matita oppure del sapone ben secco: si otterrà un tal modo non solo una migliore stabilità e facilità di intonazione ma si eviterà anche che la corda -essendo tenera- si appiattisca e si inceppi all’interno del solco facilitando pertanto la sua possibile rottura.
John Dowland ad esempio (Other necessary observations belonging to the lute”, in ROBERT DOWLAND: Varietie of lute-lessons […], Thomas Adams, London 1610, paragraph “Of setting the right sizes of string”) suggerì quanto segue:
‘…il rimedio migliore quando le corde si attaccano è strofinare i solchi nel capotasto (dove scorrono le corde) con un po’ di olio, cera o matita nera’.
